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Contenuto del corso

Agenti autonomi di intelligenza artificiale

Vol. 1 • No. 7

LEZIONE SETTE

Flussi di lavoro agentici e agenti autonomi

a cura di Federica
Vicenza, 25/06/2025
Agente AI in azione

I flussi di lavoro agentici si stanno imponendo come un nuovo paradigma operativo nell’ambito dell’intelligenza artificiale. A differenza dei classici task automatizzati, gli agenti intelligenti prendono decisioni in autonomia, analizzano contesti complessi e selezionano strumenti per raggiungere obiettivi definiti.

Un agente AI è più di un assistente: è un’entità capace di pianificare, reagire e apprendere nel tempo. Questo approccio apre a scenari inediti per la progettazione di servizi digitali e l'automazione di processi aziendali, creativi ed educativi.

In particolare, la struttura classica di un agente include componenti per la definizione dell’obiettivo, la raccolta del contesto, la pianificazione delle azioni e l’interazione con ambienti esterni. L’agente può anche integrare meccanismi di feedback e memorie a breve e lungo termine.

La sfida consiste nel coordinare questi elementi affinché l'agente mantenga coerenza e affidabilità, soprattutto quando opera in ambienti dinamici o aperti.

Progettare un agente autonomo

Un agente autonomo viene progettato per rispondere a input dinamici e prendere decisioni in ambienti incerti. Deve quindi possedere un sistema di ragionamento adattivo. Nella pratica, ciò significa integrare moduli di natural language processing, strumenti di navigazione web, database e API esterne.

La costruzione dell'agente segue in genere un flusso strutturato: inizializzazione, interpretazione dell’obiettivo, scelta della strategia, azione e valutazione dei risultati. Ogni fase può essere raffinata mediante prompt engineering o rinforzo basato sull’esito delle attività.

Importante è anche la definizione del contesto operativo: ad esempio, un agente progettato per la scrittura automatica avrà accesso a risorse diverse rispetto a uno pensato per l’analisi finanziaria o il supporto legale.

Il prompt iniziale riveste un ruolo centrale: è la scintilla che guida l’intero comportamento dell’agente.

Architettura di un agente AI

In contesti avanzati, si ricorre a veri e propri cicli deliberativi, come nel modello ReAct (Reasoning + Acting), dove l’agente alterna fasi di riflessione a fasi operative. Questo consente di evitare risposte immediate e poco fondate, migliorando la qualità dell’esecuzione.

Alcuni agenti implementano sistemi di memoria persistente che li rendono in grado di imparare da interazioni precedenti, simulando un comportamento quasi umano. La combinazione tra reattività e apprendimento rappresenta il cuore delle nuove architetture agentiche.

Dall’architettura all’ecosistema: strumenti e tool

Per progettare e far operare agenti complessi, si utilizzano framework come LangChain, AutoGPT e CrewAI. Questi ambienti offrono librerie modulari per la definizione dei task, la gestione delle risorse e l’orchestrazione delle azioni.

LangChain, ad esempio, consente di creare catene di pensiero e azione attraverso prompt sequenziali e strumenti integrati. AutoGPT ha invece introdotto l’idea di obiettivi auto-guidati, portando gli agenti a definire sotto-obiettivi autonomamente.

Un concetto emergente è quello del "multi-agent system", in cui diversi agenti collaborano per portare a termine compiti complessi. Ogni agente ha un ruolo e una responsabilità distinta, contribuendo alla strategia collettiva.

Questo approccio distribuito riproduce dinamiche organizzative simili a quelle umane e apre la strada a ecosistemi digitali sempre più sofisticati e resilienti.

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